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la produzione di nuove case sta finendo

Gli sviluppatori immobiliari non nascondono la loro preoccupazione per il crollo del numero delle case di nuova costruzione: sono diminuite del 20,2% nel primo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2021. Anche in termini di prenotazioni sono in calo (29.628 contro 37.139 l’anno). Non si tratta di una mancanza di domanda, ma di un’offerta commerciale che non può essere rinnovata e rimane un terzo al di sotto dei livelli del 2018 o del 2019. Le azioni si stanno sciogliendo e i promotori stanno vendendo a tempo di record, con una media di 7,7 mesi, rispetto ai soliti 11 o 12.

“Il motore si spegne, mancanza di carburante!riassume Pascal Boulanger, presidente della Federation of Real Estate Developers (FPI). Non abbiamo mai venduto così poco dal 2012, il numero di progetti non è mai stato così basso e clienti istituzionali, investitori, proprietari sociali, hanno ridotto i loro acquisti, per mancanza di progetti. Il numero di case vendute in blocco è diminuito del 31%, mentre il numero di case vendute ai proprietari-occupanti è diminuito dell’8,3%.lui dice.

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Anche i proprietari sociali hanno difficoltà a far uscire i progetti. “Nel 2021 ci sono state 104.800 approvazioni, mentre il ministro ne aspettava 120.000 e non tutti verranno utilizzati perché l’aumento dei costi di costruzione o alcune gare fallite impediscono l’avvio dei cantieri e mi aspetto ancora meno operazioni nel 2022″, spiega Marcel Rogemont, presidente della Federation of Housing Agencies.

Costi altissimi

L’inflazione e l’aumento dei prezzi dei materiali – piastrelle, piastrelle, metalli, legno, PVC, vetro, isolanti, intonaci, vernici, colle, colle… – aggravati dalle tensioni internazionali sui prezzi dell’energia, determinano infatti costi di costruzione elevati del 15% al 20%, determinando un aumento del prezzo finale, per l’acquirente, dal 7% al 10%.

Un altro ostacolo alla costruzione è l’accesso sempre più limitato al credito, per il quale aumentano le tariffe e le spese assicurative. La solvibilità degli acquirenti è già indebolita da un nuovo metro quadrato sempre più costoso: una media di 4.524 euro nelle regioni, ovvero +5,8% rispetto al 2021, e 5.573 euro nell’Ile-de-France (+3,4%), dove un certo il massimale sembra essere stato raggiunto, secondo alcuni annunci in cui, ad esempio, viene offerto un compenso per la cucina o un notaio.

Ancora più preoccupante per l’FPI è la riluttanza dei sindaci a rilasciare concessioni edilizie. Tuttavia, questi permessi sono effettivamente aumentati nel primo trimestre a 134.400, ovvero il 25% in più rispetto al 2021, cosa che il ministro dell’edilizia abitativa Emmanuelle Wargon ha accolto con favore all’epoca. “Ma questo aumento è artificialeperché alimentato da un picco di domande di licenza presentate a fine 2021, prima dell’entrata in vigore il 1ehm Gennaio 2022, nuove normative ambientali, note come RE2020, che sono molto più esigenti, predice il signor Boulanger. Dal secondo e terzo trimestre la cifra diminuisce. †

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