Lunga 140 m, la campata di un edificio multipiano… Difficile che Scheherazade passi inosservato† Questo mega yacht dal valore senza fondo – 700 milioni di dollari (nota dell’editore, 636 milioni di euro) – ha necessariamente attirato l’attenzione delle autorità italiane che venerdì lo hanno intercettato per i suoi “significativi legami con la Russia”. Eppure un grande mistero rimane: l’identità del proprietario.
È un ministro russo? Un oligarca russo? Almeno è russo? Tante le domande senza risposta da parte delle autorità italiane, che si sono accontentate di immobilizzare la gigantesca nave – due piattaforme per elicotteri, una piscina, un cinema, sei ponti, cabine reali e una batteria antidrone – senza dire altro sul suo armatore.
La loro indagine ha tuttavia rivelato “significativi legami economici e commerciali tra la persona che possiede ufficialmente la nave Scheherazade e figure di spicco del governo russo”, così come figure russe sanzionate dall’Occidente dopo l’invasione dell’Ucraina, si legge in una nota. ministero italiano. di Economia e Finanza.
“La caccia di Putin”
A seguito di tale inchiesta, “Il ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco ha firmato un decreto di immobilizzazione dalla nave venerdì, ha aggiunto la dichiarazione. Il tempo stringeva: la nave, che era in bacino di carenaggio – cioè fuori dall’acqua – da diversi mesi e ospitata da una compagnia privata nel porto di Marina di Carrara, sembrava in procinto di partire. Venne rilanciato anche venerdì, quasi in contemporanea alla pubblicazione del decreto.
Con gli occhi fissi sul porto di Marina di Carrara, esperti e ricercatori dilettanti cercano di svelare il mistero del suo proprietario, con un indizio preferito: e se la persona coinvolta fosse nientemeno che Vladimir Poutine? Il quotidiano italiano Il Corriere della Sera titola altrove ” Lo yacht di Putin bloccato in Italia” questo fine settimana, usando le virgolette per precauzione: nulla ci permette di determinarlo concretamente finora. Inoltre non è possibile escluderlo.
Tuttavia, la traccia è condivisa dalla squadra del dissidente russo Alexei Navalny, che attribuisce anche questo mostro marino a Vladimir Putin. In particolare, si basa su un elenco di membri dell’equipaggio – 12 dei 23 dipendenti che lavorano sulla barca – che si dice siano membri dell’UST, l’agenzia federale russa per la protezione delle personalità. A marzo, due membri della squadra di Navalny, Maria Pevchikh e Georgi Alburov, hanno pubblicato un video in cui illustravano in dettaglio i risultati della loro indagine.
“Il numero due dello yacht si chiama Sergey Grishin ed è negli elenchi telefonici di molte altre persone come Sergei G FSO”, spiegano. Un altro nome, quello di Anatoly Furtel, sostiene la pista di Putin: l’uomo è domiciliato all’indirizzo della sede dell’Ufficio dell’UST, a Sochi. Infine, fa parte dell’equipaggio anche Evgheny Schvedov, responsabile della sicurezza dell’UST nel Caucaso. “Si dice che Putin abbia scelto Scheherazade dopo aver venduto il precedente yacht, Graceful, all’oligarca Gennadi Timchenko”, continua Il Corriere della Sera.
Falsa, invece, risponde The Italian Sea Group, che si è occupata della manutenzione della nave presso il proprio cantiere. “La proprietà di Scheherazade non può essere attribuita al presidente russo Vladimir Putin”, si legge in un comunicato della società, affermando di fare affidamento “sulla documentazione in suo possesso e sui risultati dei controlli effettuati dalle autorità competenti”.
La proprietà ufficiale dello yacht va all’oligarca Eduard Khudaynatov, l’ex presidente della Rosneft, la seconda compagnia petrolifera russa. Secondo l’ANSA, la principale agenzia di stampa italiana, l’Italia ha chiesto che il nome di Khudaynatov venga aggiunto alla lista nera degli oligarchi russi dell’Unione europea dall’inizio della guerra in Ucraina. Un modo per risparmiare tempo ed evacuare senza lasciare traccia in anticipo mentre aspetti che le luci si spengano.
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