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Automotive: perché aumentano i prezzi delle auto nuove?

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Le ragioni sono tante, ma i fatti sono molto chiari. Le auto nuove sono sempre più care: +6% in un anno, +15% in tre anni. I produttori potrebbero dover controllare i loro prezzi in futuro, anche se la tendenza non è più quella di favorire i volumi. Nel primo trimestre abbiamo appena registrato le peggiori vendite dal 1980.

Con gli open day, l’arrivo di nuovi prodotti, brilla sempre il mitico sorriso dei “venditori di automobili” in primavera. In linea di principio… Anche quest’anno bisogna avere un po’ più di fantasia per approfittarne. I professionisti del commercio automobilistico hanno solo alcuni motivi per essere felici e la consegna può richiedere molto tempo. I dati ufficiali del primo trimestre del 2022 riportano la Francia al secolo scorso, esattamente all’anno 1980!

Ufficialmente per problemi legati alla mancanza di alcuni componenti, a volte ridicoli, ma forse anche per i prezzi proposti dal rivenditore. Gli osservatori lo vedono e lo dimostrano: l’auto non è mai costata così tanto ai suoi amanti. Questo vale quotidianamente con il prezzo della benzina e degli altri carburanti, quello dei pedaggi, dei parcheggi (non stiamo parlando di autovelox, sempre in ottime condizioni!), vale anche “alla fonte” con i prezzi offerti. I produttori faticano a sbarazzarsi dei loro modelli elettrici, che vengono prodotti in gran numero su ordinazione o quasi dall’Europa, e hanno scelto con discrezione di favorire offerte sempre più costose per compensare. Possiamo capirli, ma non dovremmo essere troppo sorpresi dai tristi risultati del momento.

Tesla sta salendo, ma anche i prezzi!

Non solo per i prezzi elevati, ovviamente. A Capodanno, solo 365.360 nuove auto sono state consegnate ai nuovi proprietari. Un calo del 17% rispetto al 2021 e del 34%, un raddoppio, se ci riferiamo all’ultima annata normale, il 2019, quella prima del Covid-19. Conta 190.000 registrazioni in meno…

La pandemia sta ancora interrompendo il buon funzionamento del settore, soprattutto in Cina, dove le fabbriche che producono componenti essenziali sono regolarmente chiuse, i produttori europei faticano ancora a trovare i famosi semiconduttori e, per finire, la guerra in Ucraina è stata chiusa. .

Nel solo mese di marzo, la galassia Stellantis (Peugeot, Citroën, Fiat, Jeep, ecc.) ha registrato un calo di quasi il 30%, Renault-Dacia di oltre il 15%, il gruppo Volkswagen del 16,38%. Solo le cugine sudcoreane Kia (+4%) e Hyundai (+7%) che non hanno dimenticato di aggiungere qualche centinaio di euro a catalogo, con Tesla (+47% grazie al successo della sua Model 3, ma solo che presto costerà molto di più e il cliente perderà anche 10.000 euro di aiuto…) può vantare di continuare il suo cammino, seppur con un margine considerevole rispetto ai pilastri del mercato.

L’elettrico, tanto caro, ormai al livello del diesel…

Anche se il loro progresso non è mai abbastanza veloce per i più ecologici, le auto 100% elettriche, molto molto costose nonostante tutti i servizi offerti, raggiungono oggi una quota di mercato del 13%, appena dietro al diesel, che scende a un livello, necessariamente storico basso, del 14%. Più sorprendentemente, il rallentamento dell’ibrido (-9%) soprattutto dell’ibrido ricaricabile (che quindi necessita di ricarica e non è comodo) e dei micro-ibridi proposti dai brand per migliorare i propri “passaporti sanitari”. Nessuna sorpresa invece per le fonti energetiche alternative come il GPL o ovviamente il bioetanolo molto diffuso in questo momento e così ben sfruttato da Ford: si va al 152% ma con alcune immatricolazioni ancora in margine.

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