L’artista investe il padiglione francese del 59e Biennale di Venezia con un’opera umanistica con temi universali: I sogni non hanno titolo.
Alimentata da tre paesi, la Francia, dove è nata, l’Algeria, da dove provengono i suoi genitori, e il Regno Unito, dove vive e lavora, Zineb Sedira ha sviluppato un’opera polimorfa, mutuata dall’autobiografia, sin dall’inizio della sua carriera. , fiction e documentario. Colloquio.
Signorina Figaro. † Trasformate il padiglione francese in un’installazione cinematografica…
Zineb Sedira. – Sono andato oltre la cornice del Padiglione, il cubo bianco, per trasformarlo in uno studio cinematografico. Lo spazio è composto da quattro stanze. In uno di essi mostro il mio film I sogni non hanno titolo. Nell’altro si tratta delle decorazioni realizzate per quest’opera, degli oggetti utilizzati.
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Qual è il tema dell’installazione?
È cinema, collaborazioni tra paesi. Ho scelto l’Italia perché la Biennale si svolge a Venezia (strizzo l’occhio alla Mostra), la Francia perché sono francese e l’Algeria perché sono algerino. In Algeria, negli anni ’60 c’era un’abbondanza di produzioni cinematografiche. Molti sono stati realizzati da algerini, poi lo stato ha capito la necessità di lavorare con registi stranieri.
Un film ha attirato la tua attenzione?
mani libere (chiamato anche tronco di fico), diretto dall’italiano Ennio Lorenzini nel 1964. Il film è uscito nel 1965, è stato proiettato ad Algeri, fuori concorso al Festival di Cannes, in festival in Italia, poi è scomparso, è stato dimenticato. L’ho trovato in archivio, a Roma, e lo sto facendo restaurare. È un film saggistico, sulla scia di Jean Rouch o Chris Marker, altamente politicizzato, il ritratto di uno Stato giovane, la nuova Algeria dopo l’indipendenza. Ho messo estratti da questo film nel mio, così come altri da Palla, di Ettore Scola, All’estero, di Luchino Visconti, e La battaglia di Algeri, di Gillo Pontecorvo.
La sala in cui verrà proiettato il mio film è un mix del cinema popolare della mia infanzia e quello della mia adolescenza artistica e saggistica.
Zineb Sedira
Hai anche ricreato il cinema della tua giovinezza in Gennevilliers…
La sala in cui verrà proiettato il mio film è un mix tra il cinema popolare della mia infanzia e quello della mia adolescenza d’autore, con un programma all’avanguardia che esiste ancora.
La tua installazione corrisponde al tuo lavoro commemorativo?
Sì, celebra principalmente la solidarietà politica, intellettuale e artistica tra i tre paesi. Questo è un periodo in cui i registi volevano lavorare con l’Algeria perché erano anticolonialisti o anticapitalisti essi stessi. L’Algeria ne è stata un esempio, avendo conquistato la sua libertà attraverso la guerra. Il mio film testimonia connessioni e momenti di collaborazione artistica nel contesto delle utopie degli anni Sessanta.
I sogni non hanno titolo dal 23 aprile al 27 novembre, al Padiglione francese al 59e Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. labiennale.org/en
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