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Crisi di borsa: il suono della tromba

L'analisi delle precedenti crisi del mercato azionario mostra che i movimenti di recupero possono essere rapidi.

tQuando i primi giorni della guerra in Ucraina hanno fatto precipitare il mondo nella paura, sullo sfondo dell’avvertimento di Vladimir Putin sulle armi nucleari russe, i mercati azionari sono crollati. Otto settimane dopo, attraverso l’Atlantico, gli effetti sono quasi cancellati. A Parigi, senza raggiungere il massimo storico di 7.316 punti il ​​5 gennaio, l’indice CAC 40 si aggira ora intorno ai 6.500 punti, ben al di sopra dei 5.962 punti a cui era caduto all’inizio dell’invasione dall’Ucraina.

Sulla base del minimo ipotetico progresso negli attacchi tra l’attaccante e l’attaccante, sembrava che gli investitori a volte facessero finta che la questione ucraina stesse per essere risolta. Davano l’impressione che le conseguenze finanziarie di questo conflitto sul fianco orientale dell’Europa sarebbero svanite in un orizzonte non troppo lontano. Certo, è consuetudine degli agenti di cambio anticipare, acquistare a suon di cannoni e vendere a suon di clacson, a rischio di essere accusati di insensibilità alle disgrazie del mondo. Tuttavia, queste previsioni sono molto fragili.

Secondo i sondaggi

In primo luogo, osservatori informati concordano sul fatto che la guerra di Vladimir Putin potrebbe durare. Poi, anche se si fermasse presto, dovrebbe incidere a lungo sull’economia. Infine, oltre al conflitto in Ucraina, ci sono molte altre minacce. In Francia, il mercato azionario si evolverà nei prossimi giorni al ritmo dei sondaggi. Gli investitori non vogliono credere all’elezione di Marine Le Pen e rischiano di comportarsi in modo brutale se i sondaggi non si muovono in quella direzione. Ma è soprattutto il clima economico che è cambiato nel mondo.

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Il periodo in cui le liquidità si sono riversate sui mercati finanziari, a favore del loro andamento, sta volgendo al termine. Sebbene le risposte delle banche centrali all’aumento dell’inflazione siano state lente, dovranno aumentare i tassi di riferimento a un ritmo più sostenuto di quanto previsto qualche tempo fa. Denaro più costoso che, combinato con un aumento dei prezzi delle materie prime, peserà sull’economia globale. Gli investitori diventeranno febbrili nei prossimi mesi, portando alla volatilità dell’indice, ovvero a improvvise variazioni di prezzo in un brevissimo periodo di tempo. I risparmiatori dovrebbero evitare le azioni in questo senso? Soprattutto no! Innanzitutto perché questo tipo di investimento può essere concepito solo per un lungo periodo di tempo. Poi, perché quello che ci insegna l’analisi delle passate crisi del mercato azionario è che il recupero può essere tanto rapido quanto inaspettato. Guai a chi in quel momento non investe sui mercati: rischia di perdere gran parte della ripresa.

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