StoriaHanno lasciato l’Italia all’inizio degli anni 2000, e un ambiente di arte contemporanea poi esausto, per tentare la fortuna negli Stati Uniti. Scommessa riuscita. Questi espatriati ora gestiscono i musei più prestigiosi di New York. Anche il loro paese natale, come Cecilia Alemani, li chiama al timone della 59a Biennale di Venezia, che apre le sue porte al pubblico il 23 aprile.
“Guarda, un vero armadio! †, lancia Cecilia Alemani, con un grande sorriso, indicando con una mano il suo piccolo ufficio, situato nel suo appartamento nell’East Village, a New York. Eppure in questo cubicolo, la curatrice 45enne ha immaginato l’edizione 2022 della Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia, di cui quest’anno è direttrice artistica. L’evento, che apre le porte al grande pubblico sabato 23 aprile, è il più grande evento del mondo dell’arte, che richiama galleristi, direttori di istituzioni, critici e collezionisti. Tutti vengono in laguna per sentire il polso dell’ambiente.
Cecilia Alemani, che ha curato il padiglione Italia nel 2017, sa che è il suo turno. Al milanese, che è anche responsabile delle commissioni artistiche della High Line, la famosa passeggiata piantumata nella zona ovest di Manhattan, si deve l’allestimento di una grande mostra nelle due sedi principali della Biennale: l’edificio in mattoni dell’Arsenale e il fogliame dei Giardini (giardini pubblici). L’evento ideato da Cecilia Alemani, che lo ha progettato in gran parte dietro il suo computer, da Zoom, ha un format speciale: l’80% dei 213 artisti presentati sono donne.
“Non era previsto”, assicura l’assessore, che è anche la prima italiana – e una delle poche donne – a prendere le redini della prestigiosa manifestazione. “La questione della parità è un tema caldo in America e nei musei sono in corso cambiamenti radicali, lei spiega, ma in Italia ne siamo ancora lontani! †
Cecilia Alemani conosce bene entrambi i paesi, l’Italia, dove è cresciuta e di cui le piace lo spirito critico, e gli Stati Uniti, dove si è stabilita all’inizio degli anni 2000. Come molti suoi connazionali. Gli italiani sono molto numerosi nel mondo dell’arte americana. Non si tratta di persone della comunità italo-americana che vi si sono insediate da decenni, ma di tante personalità che hanno lasciato la patria dopo gli studi.
Come il marito di Cecilia Alemani, Massimiliano Gioni, direttore artistico del prestigioso New Museum of Contemporary Art di New York, ha diretto la Biennale di Venezia 2013 ed è sicuramente il curatore della sua generazione che ha visto più biennali del mondo organizzate.
O l’amico, curatore e critico Francesco Bonami, fiorentino americano naturalizzato, ma anche l’artista Maurizio Cattelan, bad boy padovano diventato una star mondiale a meno di dieci anni dalla sua emigrazione negli Stati Uniti nei primi anni Novanta. Per non parlare di tante altre personalità – galleristi, curatori, project manager… – arrivate nei primi anni 2000 con un “tocco italiano” che non smette mai di avere successo.
Hai ancora l’82,04% di questo articolo da leggere. Quanto segue è riservato agli abbonati.
GIPHY App Key not set. Please check settings